Modernità e post modernità: analisi sociologica

Modernità e post modernità: analisi sociologica

Il terzo millennio si apre sull’onda dell’incertezza e della crisi d’identità, senza valori dominanti che possono fornire nuove sicurezze, dove la tecnica fine a se stessa sembra essere l’unico effettivo motore del progresso sociale.
Ogni ambito della società è soggetto al cambiamento, alla formulazione di idee, di credenze, si ha una continua riaffermazione o rifiuto di norme. La sociologia del mutamento definisce la società come un reticolo, un rete interconnessa di azioni sociali; il mutamento alla luce di questo appare una variazione del sistema causato da azioni sociali.
È con Jean-Francois Lyotard che nel 1979 si incomincia a pensare ad un superamento dell’epoca moderna. L’autore francese riconduce questa fase alla sconfitta delle grandi “meta narrazioni” dispensatrici di certezze, causa prima della dissoluzione dei rapporti sociali tradizionali.
Dopo J. Lyotard, altri autori hanno cercato di dimostrare questo passaggio d’epoca, attraverso altre e originali espressioni, come “società postmoderna” o “post-modernità”.
La sociologia nasce proprio per analizzare la modernità o meglio, il passaggio della società tradizionale a quella moderna a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
L’irreversibilità del moderno è esplicitata dal fatto che tutto viene costruito e tutto è destinato ad essere distrutto dal continuo processo di modernizzazione. Lo studio sulla modernità richiede un quadro di riferimento che superi i dualismi: tradizionale-moderno, rurale-urbano.
In primis la modernità ha modificato la concezione e il livello di distanziazione spazio-temporale; spazio e tempo si comprimono e il passato diventa presente mentre il futuro rimane profondamente incerto e indefinito. La modernità rende più problematico il “progetto dell’identità personale” che si muove in un difficile gioco di resistenza e accomodamento. L’artista di strada è mobile nello spazio sociale globale, attraversa le frontiere come un cittadino del primo mondo, ma vive come un cittadino del secondo mondo. È multiculturale perché assume come riferimento le culture del centro e della periferia. Si può parlare di “localismo nomade” in quanto lo stesso artista di strada si esibisce in diverse città in un arco di tempo, per poi andare altrove. In questo senso l’artista di strada appare un soggetto che rifiuta la globalizzazione; è globale ma non globalizzato perché rifiuta l’ordine costituito.


Una caratteristica a metà strada tra la lettura post-industriale e quella post-moderna di questo mutamento, è quella che verte sul rapporto tra sistema della personalità narcisistica e società post- industriale.
Per Lasch l’apparente libertà dei legami familiari e dei vincoli istituzionali non rende il narcisista più autonomo o fiero della propria individualità, ma alimenta l’insicurezza che può essere superata solamente cogliendo nelle attenzioni altrui il riflesso del suo “io grandioso”, oppure associandosi a chi gode di carisma, di fama, di potere .
Il mutamento valoriale rappresenta una delle linee evolutive del mutamento sociale culturale complessivo. L’analisi di R. Inglehart è quella più interessante e verosimile, perché vede la post modernità e la fase post industriale sposarsi con la progressiva supremazia di un nuovo complesso di valori di tipo post materiale, particolarmente attento ai valori sulla partecipazione sociale e sulla autorealizzazione.


I valori che avevano retto la società industriale per garantire il raggiungimento del benessere materiale e della sicurezza economica, vengono ora sostituiti da altri valori, sia nel lavoro che nei rapporti sociali. Questi “nuovi valori” sono maggiormente orientati ad una libera espressione della propria personalità.
Secondo R. Inglehart, man mano che le giovani generazioni prendono il sopravvento su quelle più mature, si allargano e si consolidano i nuovi modelli di valori all’interno del sistema sociale. Ciò provoca secondo le parole dell’autore una “rivoluzione silenziosa” portando un progressivo mutamento dei valori e degli stili di vita condivisi. La differenza fondamentale tra queste nuove generazioni e quelle più mature, che sperimentano anche esse l’alto livello di benessere goduto dalle nuove generazioni, sta nel fatto che per i più giovani l’esperienza della non problematicità dei bisogni primari è avvenuta in età formativa, per cui è vista come elemento scontato e non problematico del mondo circostante, mentre per le generazioni più anziane l’esperienza formativa originaria è stata quella della scarsità, ed è a quest’esperienza che rimane improntato il loro sistema valoriale, mantenendo nella loro visione gli obiettivi della sussistenza e della sicurezza economica e materiale. Questa diversità, secondo Inglehart, produce una progressiva diffusione di nuovi modelli valoriali di tipo post-materiale nelle società occidentali e non.
Secondo l’autore, quindi, questo rinnovato orientamento si concretizza nel desiderio di una società nella quale le idee contino più del denaro cui si collega l’importanza data alla libertà di parola .


Questo concetto è riscontrabile negli artisti di strada molti dei quali hanno preferito “abbandonare” la certezza del “posto fisso” per rincorrere la loro idea di libertà ed evadere dagli schemi rigidi della vita quotidiana.
Diverso è invece il quadro che propone R. Sennett in merito alle modifiche di passaggio dal sistema occupazionale verso la logica della flessibilità. Il complesso dei valori muta sensibilmente, adattandosi alle nuove esigenze di lavoro, di vita.
La nuova tipologia del lavoro si fonda sul flessibile passaggio da un’occupazione all’altra; si è legati ai mutamenti che richiedono al singolo soggetto flessibilità ed adattamento.
Dal punto di vista dei modelli di comportamento e di valore, l’ansia di perdere l’occupazione può diventare uno dei cardini della vita, in questo caso la rassicurazione dovrà essere ricercata in una rete di conoscenze in modo da trovare nuove occupazioni qualora venga meno quella attuale.
Una dimensione importante dei nuovi modelli valoriali è legata all’adattamento rapido e intelligente per poter cogliere le occasioni nuove che si formano via via nella società e nel mondo del lavoro che circonda l’individuo .
La figura dell’artista di strada non è riscontrabile nel quadro proposto da Sennett. L’artista di strada, infatti, per sua scelta postosi al di fuori da “schemi rigidi”, è consapevole della difficoltà lavorativa e si organizza in modo tale da ricollocarsi in altri contesti.


La società moderna è caratterizzata da una prospettiva temporale composta di piccoli segmenti di vita in condizioni e situazioni diverse dove è impensabile un forte attaccamento alle cose e alle persone che si possono incontrare, perché ogni incontro è di breve durata e la strategia più vantaggiosa è fondata sul cogliere le occasioni che si presentano nell’ambiente circostante spostandosi nei posti più remunerativi e migliori.
Anche il concetto del tempo cambia fortemente: il tempo di chi viveva nelle strutture rigide delle burocrazie industriali era un tempo lineare dove era possibile sapere il momento esatto e con quanto denaro esatto si sarebbe andati in pensione. La vita, le amicizie, i rapporti sociali procedevano a ritmo costante favorendo così sicurezza ed autostima.
La lenta ma costante mobilità sociale ed economica verso l’alto sostenuta dalla contrattazione collettiva cede il posto al tempo della flessibilità dove tutto può venire alterato e dove è possibile ricominciare a costruire daccapo, ma può anche essere possibile sfruttare in maniera creativa le opportunità che si presentano senza dover vivere la lunga teoria dei giorni uguali come avveniva in precedenza. Con questo modo di vivere, l’eventualità della vita che ruota attorno al concetto di rischio dovrà essere sempre più accettato.


Queste considerazioni possono essere rintracciate anche nell’analisi di Zygmunt Bauman.
Per Bauman le strategie di vita post moderna che si intersecano a vicenda, hanno la tendenza a rendere i rapporti umani frammentari, discontinui.
Frammentarietà, discontinuità, superficialità di contatto, sono per questo autore i tratti essenziali dei rapporti post moderni che portano alla fuga degli obblighi fino alla soppressione ed al rinnegamento dei sentimenti e della dimensione morale in quanto generatrice di obblighi e legami di lunga durata.
Per questo autore, comunque, ciò trae origine dall’aumento della incertezza generato dai mutamenti post industriali del mondo della produzione .
Tutto ciò può essere riscontrato tra gli artisti di strada, i quali vedono l’identità propria della post modernità non come un complesso tendenzialmente unitario ed integrato di aspetti, ma come una aggregazione di orientamenti e maschere diverse che convivono, in una logica di pluralismo, all’interno di una identità frammentata e sfaccettata.
Il concetto di post modernità, cioè di un nuovo ordine culturale che si sostituisce a quello della modernità, è riferibile anche al discorso sull’arte e sull’estetica.
In questo campo viene evidenziata nella post modernità la fusione dell’arte alta con l’arte popolare. Tale fusione, antiautoritaria, in antagonismo all’autoritarismo dei codici estetico artistici della modernità, genera una molteplicità di forme artistiche.
Anche lo spettacolo dell’artista di strada, che non è mai improvvisato, viene adeguato attraverso l’inserimento di pezzi di improvvisazione e di inclusione generando nel pubblico l’impressione che tale improvvisazione prevalga su ciò che è studiato e previsto.

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